Come dimagrire senza soffrire: la mia esperienza di dimagrimento

Come dimagrire senza soffrire se si ha una dipendenza da cibo?

Voglio iniziare il racconto della mia esperienza partendo da lontano… Sì, perché sembra facile dimagrire per chi non soffre di disturbi alimentari. Facile regolarsi col cibo e l’attività fisica, se in testa hai l’unico obiettivo di avere un bel fisico… Peccato che non sia così.

La dipendenza da cibo, come ogni altra dipendenza, ti impedisce ogni considerazione sulla salute o sull’aspetto fisico. Anche un alcolista, un fumatore, un giocatore d’azzardo e qualsiasi altra persona che soffra di dipendenze sa che si sta facendo del male, ma non per questo riesce a smettere: sarebbe troppo semplice, no?

E qui mi domando: perché la persona che soffre di dipendenza da cibo viene denigrata in modo anche molto più pesante di chi fuma in continuazione o beve alcolici come fossero acqua fresca (e non vado oltre con gli esempi di dipendenze)? Perché il “ciccione” viene deriso e compatito quasi con divertimento, mentre il fumatore e il bevitore vengono considerati i fighi della situazione, specie se messi a confronto con chi non ha mai fumato o con chi è completamente astemio?

Me lo sono sempre chiesto.

Eppure la dipendenza da cibo è molto più subdola di tante altre dipendenze… Non puoi semplicemente smettere di mangiare come si smette di fumare o di bere. Bisogna continuare a mangiare per sopravvivere, ma senza poterne trarre il piacere e la soddisfazione che ne derivano mangiando LIBERAMENTE.

Un disturbo che parte da lontano

Da che io ricordi, ho SEMPRE sofferto di dipendenza da cibo, fin da bambina.

Il cibo era il premio dei miei genitori, era un regalo inaspettato, era quel momento di felicità che mi aspettava a tavola o addirittura prima di sedermi a tavola; era la consolazione che mi attendeva alla fine di una brutta giornata… Era il mio modo di nascondermi e fare quel che volevo, procurandomi del piacere tramite le papille gustative.

Non so dove finì il piacere innocuo e sano e iniziò quello patologico e incontrollabile. Non ne ho idea, ma avvenne sicuramente quando ero ancora piccola (e immersa in tante problematiche, abbastanza pesanti per una bambina).

Quando tutto è iniziato a precipitare

Tutto è diventato un incubo quando gli effetti della mia dipendenza si sono manifestati in tutta la loro forza. Finché ero ancora piccola e cicciottella andava ancora bene, anzi, era un costante “mangia che devi crescere!”… Ma poi, una volta “cresciuta” – e cresciuta tropppo – sono iniziati i rimproveri opposti: “mangia di meno che sei diventata troppo grassa!” o, addiruttura, le umiliazioni: “sei diventata più larga che lunga! Ma sei incinta?” (dette a una ragazzina delle medie, al proprio compleanno, di fronte ai suoi compagni di classe).

E quindi la presa di coscienza più terribile: ciò che finora mi ha fatto bene, mi ha procurato piacere, in realtà mi sta rovinando la vita. E da qui la lotta con se stessi, spesso vana, lunga il tempo di un’umiliazione, di fronte all’ennesima scoperta, dei propri genitori, dei resti di cibarie rubate in casa o acquistate di nascosto.

Ed ecco l’adolescenza, con un corpo decisamente brutto… Con un viso molto carino che non è mai abbastanza. Ed ecco il senso di inadeguatezza e la spinta a privarsi del cibo per dimagrire.

Qui, proprio in questo punto si rafforzano i meccanismi che portano alla dipendenza da cibo, quella vera che non ti abbandona mai in tutta la vita (leggi Dipendenza da Cibo (Binge Eating Disorder): come liberarsene).

Le mille diete

Per la prima volta sono riuscita a dimagrire e a sfiorare il mio peso forma verso i 15/16 anni… Persi circa 13 chili facendo una dieta di testa mia, mangiando semplicemente meno, forse troppo poco.

Bastò lo stress dello studio e non ricordo che altro a farmi ricadere nella mia dipendenza… In realtà ripresi i chili non troppo velocemente.

Passarono 5/6 anni e fu la volta di una seconda dieta (persi 15 chili, ma ormai ero sovrappeso di 25/30 Kg, quindi ancora ben lontana dal peso forma)… Fu la volta del mio primo lutto e i chili ricominciarono a riaffiorare, assieme alla dipendenza. Arrivai a toccare i 40 chili sovrappeso.

In tutto questo ci furono altre micro diete, micro tentativi. Per facilità sto riportando solo le diete più “riuscite” e i relativi tracolli.

Vicina ai 30 anni feci una nuova dieta… Persi 15 chili e poi rimasi incinta.

Durante la gravidanza non presi quasi nulla, dopo il parto pesavo solo 2 chili in più, ma lo stress del diventare madre senza aiuti, se non quello di mio marito, le prime notti insommi, il lavoro autonomo che dovevo comunque portare avanti… Tutto contribuì a far tornare, prepotente, la mia dipendenza e i chili.

Poi fu la volta della dieta vegana, l’illusione che potesse andare meglio (il mio sogno era mangiare liberamente senza ingrassare), poi la dura realtà e di nuovo chili su chili che tornavano (leggi Diario di un’ex Vegana: la mia esperienza con la dieta veg).

Per la prima volta superai i 100 chili. Il punto di non ritorno. Dovevo fare qualcosa, ma ad ogni dieta la mia forza di volontà inspiegabilmente si indeboliva.

Finalmente un approccio diverso

Eccoci arrivati alla mia esperienza di dimagrimento, quella messa in atto l’anno scorso partendo da 104 chili per arrivare a 84. Venti chili persi quasi senza sforzo, con un approccio nuovo, del quale devo ringraziare questo libro:

Innanzitutto ho capito che i miei approcci con le diete erano stati sempre sbagliati e deleteri… Partivo con velocità, con ogni sforzo possibile per dimagrire rapidamente, torturando un appetito abonorme, costringendolo alla fame, reprimendolo… Ecco, questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Non si tratta di fare uno sforzo per un periodo di tempo limitato, si tratta piuttosto di intercettare l’appetito e ridimensionarlo pian piano, prendendone il controllo senza le maniere forti (che non funzionano nel lungo periodo).

Per questo ho fatto quello che non avevo mai fatto… Mi sono costretta a fare spuntini gustosi ma sani, pranzo abbastanza libero e cena più leggera (solo quest’ultima mi dava qualche problema ma cercavo di mangiare comunque qualcosa di buono pensando alla colazione e pranzo abbastanza liberi del giorno dopo).

Insomma, mi sono spostata sugli alimenti sani e gustosi e soprattutto in settimana ho cercato di sostituire pane e pasta con patate e verdure, limitando al massimo i latticini. Per fare qualche esempio: patate arrosto con olio e sale messi a crudo una volta cotte, piuttosto che patatine fritte… Carne e pesce, verdure rosolate, affettati di qualità, frutta secca, frutta fresca in abbondanza, lupini, ricette poco elaborate ma saporite e la domenica abbastanza libera ma senza eccessi fuori controllo.

Inoltre sono partita subito con una cura anti candida che, come spiegato nell’articolo Candida, rimedi naturali per sconfiggerla e facilitare il dimagrimento non aiuta di certo, anzi, crea gonfiore intestinale e aumenta i problemi legati alla dipendenza di certi cibi. Ecco l’integratore usato:

Dopo il primo mese sono passata a una seconda fase nella quale sono riuscita a togliere lo spuntino di metà mattinata… anche se bisogna evitare il rischio di arrivare al pranzo troppo tardi e affamati. Terminata la cura per la candida ho iniziato con la Garcinia Cambogia, un integratore alimentare naturale che, se assunto mezzora prima dei pasti con abbondante acqua, aiuta nel matabolismo dei grassi e nella riduzione del senso di fame… Nel mio caso direi che ha aiutato molto. Per saperne di più allego qualche scheda prodotto:

Inoltre dopo il pranzo ho iniziato a bere il Tè Puer caldo senza zucchero, per aiutare ancora di più la digestione e il dimagrimento… Tuttora lo bevo, al posto dell’acqua fredda che bevevo prima, ed è diventata una irrinunciabile abitudine, anche psicologicamente parlando (mi dà l’idea di una continuazione del pranzo).

Infine, la sera, ho preso l’abitudine di fare almeno 20 minuti di cyclette (tranne la domenica)… Per il resto poco movimento purtroppo.

I Risultati

In questo modo ho perso una quindicina di chili in 4 mesi senza grossi sacrifici e soprattutto senza fame e sofferenze. Gli ultimi 5 chili purtroppo li ho persi utilizzando un metodo sbagliato (volevo dare un’accelerata) e infatti l’appetito ne è risultato di nuovo compromesso, così come anche il metabolismo (mangiare troppo poco infatti rallenta il metabolismo ed è la cosa peggiore). Non farò mai più questo errore!

Sono stata costretta a riavviare il metabolismo (infatti non dimagrivo più) e questo, unito a problemi personali abbastanza importanti, ha mandato all’aria i risultati raggiunti col controllo dell’appetito, che ormai tenevo a bada senza nessuna fatica.

Al momento mi trovo a dover lavorare di nuovo sull’appetito… Purtroppo chi ha un problema di dipendenza da cibo se lo porterà dietro a vita e l’obiettivo non può e non deve essere la scomparsa della dipendenza stessa (cosa abbastanza impossibile), bensì il graduale controllo, un miglioramento rispetto alla situazione di partenza. Il dimagrimento verrà da sé come naturale conseguenza.




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